Shock settico: l’Idrocortisone non migliora la sopravvivenza


L’Idrocortisone è largamente impiegato nei pazienti con shock settico, anche se un aumento di sopravvivenza è stato riscontrato solo nei pazienti che rimangono in vita in seguito ad ipotensione e ripristino volemico e vasopressorio, ed in quelli in cui i livelli di cortisolo plasmatico non sono aumentati in modo appropriato dopo somministrazione di Corticotropina.

In questo studio multicentrico, un totale di 251 pazienti sono stati assegnati alla somministrazione di Idrocortisone per via endovenosa, e 248 pazienti a placebo, ogni 6 ore per 5 giorni; la dose è stata ridotta progressivamente durante un periodo di 6 giorni.

L’outcome principale era la mortalità a 28 giorni tra i pazienti che non hanno risposto al test della Corticotropina.

Dei 499 pazienti coinvolti nello studio, il 46,7% non ha risposto alla Corticotropina ( 125 nel gruppo Idrocortisone e 108 nel gruppo placebo).

A 28 giorni, non vi era alcuna significativa differenza di mortalità nei due gruppi di studio che non hanno risposto alla Corticotropina ( 39,2% nel gruppo Idrocortisone e 36,1% nel gruppo placebo, P=0,69 ), o tra coloro che hanno risposto alla Corticotropina ( 28,8% nel gruppo Idrocortisone e 28,7% nel gruppo placebo ).

A 28 giorni, il 34,3% dei pazienti nel gruppo Idrocortisone ed il 31,5% nel gruppo placebo, sono morti ( P=0,51 ).

Nel gruppo Idrocortisone, la reversione dello shock è avvenuta più rapidamente rispetto al gruppo placebo. Tuttavia, ci sono stati più episodi di superinfezione, tra cui nuova sepsi e shock settico.

In conclusione, l’Idrocortisone non ha migliorato la sopravvivenza o la reversione dello shock nei pazienti con shock settico, in generale o nei pazienti che non hanno risposto alla Corticotropina. Tuttavia l’Idrocortisone ha affrettato la reversione dello shock nei pazienti in cui lo shock era stato revertito. ( Xagena_2008 )

Sprung CL et al, N Engl J Med 2008; 358:111-124



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